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La fertile conca caremese adagiata sulla sinistra orografica della Dora Baltea, al riparo dai venti freddi: la naturale collocazione a ridosso delle montagne e l’orientamento sud – ovest hanno originato un microclima mite particolarmente favorevole alla vite, la cui diffusione ha decretato la radicale trasformazione del paesaggio.

La millenaria cultura enologica e l'importante attività agricolo-vitivinicola, della quale il D.O.C. CAREMA è il simbolo, stanno all'interno del tipico e unico ambiente che circonda il nostro paese, caratterizzato dai rinomati vigneti coltivati a pergola su caratteristici terrazzamenti sormontati dai "pilun" in pietra: una realtà paesaggistico-ambientale di singolare ed importante rilievo.

Le pendici collinari sono state interamente terrazzate, grazie al secolare lavoro di trasporto del terreno fertile a mezzo di gerle e alla costruzione di muri di sostegno in pietra a secco, che caratterizzano il paesaggio e delimitano sui tre lati le terrazze.
Su di essi sorgono i pilun, colonne tronco-coniche in pietra e calce di altezza variabile, sormontate da un disco in pietra o da una pietra scavata a forma di U. Dietro i pilun sono disposte due o tre file di pali in legno di castagno, che formano le campate d’appoggio della pergola. Le terrazze sono collegate tra loro attraverso un labirinto di sentieri, scale di pietra e gradini asbalzo incastrati nei muri. Il deflusso delle acque piovane è ingegnosamente ottenuto mediante una rete di condotte e canalette scavate nella roccia.
Le viti crescono su queste ardite architetture: le piante, messe a dimora a monte del terrazzo, vengono allevate in modo tale che il fusto sia alto quanto la pergola ed i tralci si sviluppino sulla stessa.
La presenza di centinaia di pilun in pietra e calce, capaci di immagazzinare il calore del sole durante il giorno e di restituirlo ai grappoli nella notte, ed il reticolo geometrico della pergola costituiscono l’unicità e l’originalità del paesaggio caremese.

A questo magnifico e suggestivo anfiteatro naturale, si aggiunge un centro storico che ha mantenuto una sua specificità difficilmente rintracciabile in altre realtà, descritto anche come il villaggio della "vigna vivente" da Lorenzo Corino della "viticoltura urbana".

Camminando tra le strette e tortuose viuzze che percorrono i vecchi muri in pietra delle case, si possono scoprire le antiche fontane che abbelliscono gli incroci di alcune vie, edifici di notevole importanza storica e architettonica, caratteristici angoli, valorizzati da portali di pietra e balconi lignei, che fanno rivivere la tradizione rurale.

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